Prefazione

Potremo subito definire la raccolta “Profumo di ciclamini” di Maria Domenica Santucci il suo mondo: scene di vita comune, sentimenti, impressioni.
Certamente un mondo reale ma visto sull’onda di suggestioni ed ispirazioni, ricordi giovanili insieme alla raffigurazione di oggetti, paesaggi e persone care; liriche che si snodano in un arco temporale di oltre 15 anni.
Maria Domenica non è nuova alla poesia in quanto fin dal 1982 risulta presente nell’Antologia “Il Parnaso d’Abruzzo” di Vittoriano Esposito, è stata successivamente vincitrice del Premio di Poesia della “Fondazione Anna Pane” nel 1987 e, da ultimo, nel 2008 ha ricevuto il Premio Città di Pescocostanzo per il componimento “Il giocattolo”.
La lirica che dà il titolo alla raccolta può essere considerata lo specchio dell’anima dell’autrice: il ciclamino è un fiore non appariscente, colore tenue e profumo delicato, come se tutto volesse trasmetterci discrezione e riservatezza.
Un titolo adatto a etichettare la personalità dell’autrice.
C’è nella raccolta un altro componimento che svela chiaramente quali siano le motivazioni della poesia di Maria Domenica: imprigionare i sogni/ far scorrere i ricordi/ catturare i sentimenti/ danvare con gli spettri della mente/ dominare gli incubi con le parole/ pulirsi il cuore/ sedare la mia anima per presentarmi a te.
Tutte le poesie della raccolta, complessivamente ottantadue, si fanno apprezzare per la loro freschezza e leggerezza, la lettura scorre piacevolmente, creando atmosfere in cui ci si sente immersi e coinvolti. Sia nei paesaggi elegiaci sia in quelli tristi e come recita l’ultima quartina di “Momenti”: Tutti noi, siamo solo/ frammenti di momenti/ a volte/ neppure percepiti.

Terzio Di Carlo