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Domenico Bozzelli “Un eroe dimenticato”

Domenico Bozzelli “Un eroe dimenticato”

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Il 15 ottobre 1860 l’esercito piemontese varca il Tronto al comando di Vittorio Emanuele II. Il re è diretto come è noto a Teano per l’incontro con Garibaldi ed in cuor suo avrà forse pronunciato il fatidico detto: “Il dado è tratto!”.

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Il 15 ottobre 1860 l’esercito piemontese varca il Tronto al comando di Vittorio Emanuele II. Il re è diretto come è noto a Teano per l’incontro con Garibaldi ed in cuor suo avrà forse pronunciato il fatidico detto: “Il dado è tratto!”.
Gli avvenimenti successivi, quelli compresi fino al mese di novembre del 1860, fanno parte di un complesso mosaico di cui conosciamo in modo chiaro solo alcuni tasselli, anche se di fondamentale importanza. Croce di Tola (Crucitte) per esempio, aveva “partecipato alla Reazione” che si era limitata a Roccaraso, nell’ottobre del 1860, ad una rumorosa manifestazione in favore dei Borboni ma è costretto a darsi alla macchia e a “diventare brigante” perché il sindaco pro tempore di tale località gli aveva negato il lasciapassare per la Puglia, dove lavorava come pastore. Ma cosa avvenne a Castel di Sangro, dal momento dell’arrivo di Vittorio Emanuele II? Questi fatti ci vengono ora chiariti da Maria Domenica Santucci grazie ad una ricerca assai documentata sulla figura di un Ufficiale dell’esercito borbonico, il capitano Domenico Bozzelli, nativo di Castel di Sangro e giustamente definito dall’Autrice un “Eroe dimenticato”
Egli infatti il 2 novembre del 1860 muore nella cruenta battaglia del Garigliano insieme a 300 soldati affidati al suo comando, un sacrificio richiesto “per consentire al re Francesco II la ritirata nella fortezza di Gaeta”. Riaffiorano così paradossalmente i noti versi della “Spigolatrice”…”Eran Trecento, eran giovani e forti, e sono morti!”
La mattina del 21 ottobre 1860, primo giorno di Plebiscito per l’annessione delle ex Province Napoletane al regno sabaudo, Vittorio Emanuele Il lasciava Sulmona, dove aveva pernottato, ed attraverso la Real Strada di Fabbrica progettata dall’architetto Andrea Pigonati e voluta dalla maggior parte delle alte sfere militari borboniche per congiungere Napoli con la fortezza di Pescara, pervenne infine con il suo seguito a Castel di Sangro. Proprio nelle stesse ore Angelo Colafella, uno scalpellino di Sant’Eufemia a Maiella, saccheggiava con la sua banda Caramanico e circondario al grido “Viva Francesco II!”.
La Reazione era così scoppiata nelle località montane degli Abruzzi e presto si sarebbe manifestata ovunque, anche a Castel di Sangro, dove secondo la scrittrice inglese Anne Macdonell erano latenti da molto tempo antiche ruggini fra i ceti rurali della Civita, fedeli ai Borboni e chiamati “cafoni”, ed i borghesi e commercianti del piano sottostante, i cosiddetti gentiluomini, alcuni dei quali, sottolinea la Santucci, afferrarono al volo la preziosa opportunità offerta in quel momento dai tragici eventi ed abbracciarono per convenienza la causa liberale e nazionale. D’altro canto era questo il momento delle scelte, che si rivela drammatico proprio in queste circostanze.
Molti episodi di cui la Santucci ci rende edotti erano finora sconosciuti e pur verificatisi a Castel di Sangro e Contado, assumono oggi un valore ed un significato che per la loro importanza vanno oltre “la cerchia delle mura antiche”. In mezzo agli episodi di mero opportunismo, emerge tuttavia e risplende la figura eroica del capitano Domenico Bozzelli, il quale offre la sua vita sul Garigliano per il Re assediato dai Piemontesi e Garibaldini nella fortezza di Gaeta.
Nell’ambito delle manifestazioni indette per il 150° Anniversario dell’Unità d’Italia va riservato pertanto, sottolinea la Santucci, un posto d’onore non solo ai vincitori, ma anche ai Vinti, a coloro, cioè, come appunto Domenico Bozzelli, che combatterono per la causa dei Borboni e caddero sulle rive del Volturno e del Garigliano.
Per gli altri aspetti, decisamente importanti e ben illustrati da Maria Domenica Santucci, il lettore può trovare molte risposte immergendosi nella lettura di questo affascinante saggio, che contribuisce non poco a chiarirci eventi volutamente dimenticati dalla “storiografia ufficiale” e filo-piemontese. Non va dimenticato infatti che “finché il sole brillerà sulle sciagure umane”, la Storia sarà sempre scritta dai vincitori, i quali gettano un manto oscuro sugli episodi realmente accaduti al fine di impedire che la verità emerga con tutte le sue menzogne ed atrocità.
Ma questo tragico e consueto aspetto della Storiografia non deve esimere gli Amministratori locali, nel caso in cui non vi abbiano già provveduto, a dedicare una via cittadina a Domenico Bozzelli, in modo che in futuro i posteri non possano più dire che Domenico Bozzelli è un Eroe dimenticato.

Franco Cercone

Autore

Maria Domenica Santucci

Editore

Michele Biallo Editore

Anno

2011

Pagine

60

Lingua

Italiano

ISBN

978-88-905379-6-7

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